Il Carsi, il cuore caldo della Turchia calcistica (e non solo)

In Turchia quasi tutte le città hanno una squadra, ma la maggior parte dei turchi fa il tifo per una delle tre grandi di Instanbul: il Galatasaray, il Fenerbahce e il Besiktas. A ogni squadra di Instanbul corrisponde un preciso stereotipo. Il Galatasaray, il club più antico, è legato alla vecchia èlite ottomana del Lycee Galatasaray. Il Fenerbahce è la squadra più ricca e vanta i sostenitori più illustri (tra cui il Presidente Tayyip Erdogan e il premio Nobel per la letteratura Orhan Pamuk). Il Besiktas è il parente povero, la squadra degli operai, famosa per l’entusiasmo dei suoi tifosi. Il regista Zeki Demirkubuz ha definito il Besiktas “la squadra più surreale al mondo”. “Per il Fenerbahce e il Galatasaray conta solo vincere” – sostiene – “il Besiktas, invece, è una squadra irrazionale, e quindi umana”. Il linguaggio dei suoi tifosi è volgare ma allo stesso tempo caratterizzato da una certa poetica del desiderio e dell’amore: un amore folle non corrisposto che porta alla morte. “Era un giorno do pioggia quando ti ho visto” – dice un coro del Besiktas – “portavi la maglia a strisce bianche e nere”. Il gruppo del tifo organizzato principale si chiama Carsi, ed è considerato uno dei più vivaci d’Europa. Di tendenze generalmente anarchiche, molti dei componenti provano tuttavia simpatie per il “Che” Guevara. Ne fanno parte moltissimi ragazzi che da anni si battono in prima linea per numerose battaglie sociali. A cominciare dal massacro dei cuccioli di foca passando per l’aumento dei prezzi del gas fino ad arrivare alla condanna del genocidio armeno perpetrato durante gli anni della Prima Guerra Mondiale dall’Impero Ottomano. Il gruppo è stato fondato nel 1982 da Optik Baskan e da Centro Yakiskan. Il nome attribuitogli deriva dal nome di uno dei mercati coperti più grandi e antichi d’Europa, situato nel quartiere popolare di Istanbul.

Esiste una poesia, intitolata semplicemente “Cos’è il Carsi?”,
che vale la pena citare integralmente, poiché racchiude nel suo testo la passione viscerale di questa tifoseria caldissima. “Il Carsi è nella domanda “Quanto stanno?” fatta da un uomo appena salvato da una frana nella miniera di Zonguldak. E’ la gente della curva: un medico, un operaio, un uomo d’affari, un ragazzo analfabeta, un professore. Sono gli uomini di sinistra, di destra, i pellegrini, i musulmani, gli armeni, gli ebrei, i cristiani che saltano su e giù, spalla contro spalla, con le lacrime agli occhi, gridando a perdifiato “Mio Besiktas, mio solo e unico amore!”. Un sentimento che trascende qualsiasi scala valoriale.
Qualche anno fa il sociologo Ahmet Talimciler, autore di un libro sul tifo nel calcio turco, ha chiesto a quindicimila tifosi turchi quanto sia importante per loro la squadra del cuore. Per il 62 % degli intervistati la squadra viene “solo dopo la famiglia e la patria” e per il 30 % è più importante di qualsiasi altra cosa.
Il calcio non è solo uno sport, così come lo sport non si limita soltanto ad essere uno sport.

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