Un nuovo futuro per Skopje?

“Sei a favore dell’adesione all’Unione europea e alla Nato, accettando l’accordo tra la Repubblica di Macedonia e la Repubblica di Grecia?” Questo è il quesito che è stato posto ai cittadini macedoni il 30 settembre del 2018. “Il referendum è stato un successo, la maggioranza dei cittadini ha votato sì. Se avremo la maggioranza dei due terzi in Parlamento per le modifiche costituzionali andremo avanti con l’attuazione dell’accordo con la Grecia. Non c’è alternativa all’adesione della Macedonia alla Ue e alla NATO”. Questo, invece, è ciò che il premier Zoran Zaev ha affermato post voto.

Cosa è successo in Macedonia? Anzi, nella “nuova” Macedonia del Nord? Dopo ben 27 anni di negoziati, Alexis Tsipras (primo ministro greco) e Zoran Zaev, hanno stipulato l’accordo di Prespa.

Un testo che tocca tutti i nervi più sensibili del popolo di Skopje e, infatti, non ha riscosso un grande successo con il voto popolare – nonostante portasse con sé alcuni benefici. L’intesa si è sostanzialmente trovata grazie ad alcuni passi indietro, politici e non, dei due protagonisti.

La Macedonia cambierà il suo nome in Macedonia del Nord, in quanto Atene ritiene che la prima denominazione spetti solo alla propria provincia settentrionale; inoltre, rinuncerà ad utilizzare il Sole di Vergina (simbolo reale della dinastia macedone); ed infine, cancellerà dalla propria costituzione ogni legame con il Regno di Macedonia dell’antichità.

Atene, invece, riconoscerà la nuova denominazione del Paese di Skopje, riconoscerà la lingua macedone, promettendo, infine, di non porre più alcun veto all’entrata della Macedonia del Nord nell’Unione europea e nella NATO.

Tale accordo fu ratificato dall’Assemblea della Repubblica di Macedonia con non poche difficoltà e il forte dissenso dell’attuale presidente della Repubblica, Gjorge Ivanov.

L’iter, però, ha trovato una forte battuta di arresto con il referendum popolare, in quanto non ha raggiunto il quorum del 50% di partecipazione degli iscritti. Solo il 36% della popolazione ha espresso la propria posizione e, quasi all’unanimità, ha votato proprio per il “Sì”. Nonostante un imbarazzo generale iniziale, Zoran Zaev ha chiesto al Parlamento di approvare comunque l’accordo siglato con la controparte greca.
Di conseguenza, la diatriba è stata risolta con più ombre che luci: il popolo si è espresso, ma non è stato ascoltato; la Macedonia perde il suo nome, i suoi simboli e parte della propria storia; la Grecia, dopo decenni in cui ha tenuto una posizione capricciosa, ha finalmente tolto il veto; la nuova Macedonia del Nord, da quest’anno in poi, vedrà la NATO come una realtà e la Ue come un sogno, forse, non impossibile.
La Macedonia del Nord ha davvero vinto?

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