Il “Massacro del prezzemolo”

La dittatura di Rafael Leonidas Trujillo Moli,a, il perejil, la Repubblica Dominicana e la minoranza haitiana. Storia di un genocidio poco conosciuto.

Quella che vi raccontiamo oggi è una storia che nasce nel contesto di un’isola divisa in due parti. Si tratta di una terra emersa di circa 76 mila km2, coperta al 64% dalla Repubblica Dominicana e al 36% dalla Repubblica di Haiti.

La prima, per un lungo periodo che va dal 1930 al 1961, è stata dominata da una dittatura di stampo populista, guidata dalla figura di Rafael Leonidas Trujillo Molina. Durante una prima fase del suo trentennio al potere, fomentò con vigore una narrazione xenofoba in favore di una nazione che divenisse a maggioranza bianca. Per questo motivo incentivò un’immigrazione di provenienza europea, avversando viceversa i flussi migratori in arrivo dalla confinante Haiti, la cui popolazione registrava perlopiù discendenze africane.

Ebbene, nel 1937, per cinque lunghi drammatici giorni che intercorsero dal 3 all’8 ottobre, si passò dalle parole ai fatti, determinando un genocidio che è passato alla Storia come “massacro del prezzemolo”. Il nome, che potrebbe sorprendervi a primo impatto, ha in realtà un motivo preciso: per poter individuare le persone da eliminare (anche fisicamente) venne ordinato all’esercito di munirsi di ramoscelli di prezzemolo e di chiederne la pronuncia ai passanti.

Ma per quale motivo?

Per discernere tra coloro che erano francofoni (gli haitiani) e coloro che parlavano soprattutto in spagnolo (i dominicani). Il termine “perejil”, e la lettera “erre” in esso contenuta, fecero da trappola per chi arrotava, finendo sotto condanna.
Secondo varie stime, che non sono mai state in grado di calcolare il numero preciso delle vittime, sarebbero state uccise tra le 20mila e le 30mila persone, delineando un tentativo vero e proprio di pulizia etnica. La retorica marcatamente razzista del regime di Trujillo, atta a puntare il dito contro una minoranza etnica ritenuta inferiore e degradata culturalmente, esacerbò gli attriti alla vigilia dell’eccidio.

Una gran parte delle uccisioni furono provocate con armi da taglio, ma non mancarono nemmeno le fucilazioni. Tanti dei corpi esanimi prodotti da quei 5 giorni di follia, furono gettati nelle acque del fiume che separa i due paesi, beffardamente noto col nome di “Rio Massacre” (per via di una storia risalente al 1728, quando una trentina di bucanieri spagnoli erano stati sparati lì dai francesi).

Il “massacro del prezzemolo” ha rappresentato probabilmente l’acme dell’aggressività della dittatura dominicana, ma nei vari decenni di autocrazia non sono mancati altri episodi negativi, tra omicidi politici, atteggiamenti cleptocratici e controllo massivo della popolazione.

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