Jean Mermoz: tra l’Atlantico e il Pacifico

Il francese Jean Mermoz è un talento nato, dopo aver preso lezioni di volo nel 1920, si arruola nell’Armée de l’air, l’aviazione militare francese, e prende servizio in una squadriglia da bombardamento vicino a Metz. Si fa le ossa in Siria, dove si guadagna la fama di grande pilota e si salva da una rovinosa caduta nel deserto. Tornato in Francia per una malattia contratta in Oriente, si congeda e si presenta a Tolosa, alle selezioni per la compagnia postale Latécoère, dove viene scartato per aver effettuato troppe acrobazie. Al secondo tentativo, qualche tempo dopo, esegue un volo normale e viene assunto. Dopo un breve periodo sul volo Barcellona-Tolosa, viene destinato alle rotte africane, principalmente in Marocco e Senegal. Nel 1926, costretto a un atterraggio di emergenza nel Sahara, viene rapito dai Tuareg e rilasciato dietro riscatto.
Dal 1927 la Latécoère inizia a servire il Sudamerica, collegando Natal, Rio e Montevideo. Mermoz insieme ad altri suoi colleghi apre la via delle Ande, collegando l’atlantico con il Pacifico e decide di far volare gli aerei anche di notte Fra Buenos Aires e Rio, una scelta rischiosa per le tecnologie dell’epoca. Nel 1930 prova a fare il salto atlantico, volando in 21 ore da Saint-Louis, in Senegal, a Natal, in Brasile. Nel viaggio di ritorno l’aereo “Comte-de-la-Vaulx” naufraga, ma l’equipaggio e il carico si salvano. 
Dal 1933, insieme ad Antoine de Saint-Exupéry traccia nuove rotte in Sudamerica, fondando il primo embrione delle linee aeree argentine. Ma le traversate atlantiche restano il suo pallino: un costruttore geniale, René Couzinet, che gli consegna un trimotore dalla linea elegante, l'”Arc en Ciel”. Con questo aereo l’attraversamento dell’Atlantico diventa un volo di linea fin dal 1934. 
Il 7 dicembre 1936, partito dalla costa africana a bordo di un quadrimotore idrovolante Latécoère 300 “Croix du Sud”, decide di rientrare alla base per una perdita d’olio. Non essendoci altro aereo disponibile fa effettuare un breve intervento meccanico e riparte velocemente. Scompare quattro ore dopo nell’Atlantico meridionale insieme ai suoi quattro uomini di equipaggio. La tragica fine, annunciata con un disperato messaggio radio che parla di un guasto al motore posteriore destro, è in realtà una beffa, Mermoz stesso, oltre ad altri piloti, aveva criticato le scelte costruttive del Latécoère 300, in particolare il motore Hispano-Suiza 12Ner, 12 cilindri a V raffreddati a liquido, che dopo questo incidente verrà sostituito.

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