Caccia al nemico invisibile: la tecnologia scende in campo

È una situazione paradossale, se non surreale, quella che stiamo vivendo. Ad un tratto le nostre vite sono cambiate ed ancora fatichiamo ad accettarlo. Le nostre giornate non sono più le stesse ed abituarsi a nuovi ritmi diventa sempre più difficile. Non possiamo uscire di casa, non possiamo incontrare i nostri amici, non possiamo spostarci, non possiamo fare nulla di tutto quello che avevamo in programma. L’unica cosa che ci è permessa di fare è di rimanere laddove siamo, per quanto, nessuno lo sa.

Fa quasi impressione vedere il mondo immobile e le città completamente vuote. Viviamo in una società dai ritmi estenuanti, siamo sempre in movimento dimenticando molto spesso perché e vedere tutta questa staticità fa strano, quasi paura. Stiamo combattendo una grande battaglia contro un nemico “invisibile” conosciuto come COVID-19 che sembra davvero non risparmiare nessuno. Non importa se sei un adulto o un ragazzo, se sei ricco o povero, se abiti in Asia, in America o in Europa, sei potenzialmente un soggetto a rischio. La gente ormai è stanca di stare a casa e i sistemi sanitari ed economici stanno per collassare, per questo i governi di tutto il mondo stanno mettendo a disposizione tutte le risorse necessarie per vincere questa battaglia e ritornare finalmente alla normalità.

È interessante analizzare nello specifico il ruolo svolto dal settore tecnologico in questo momento di crisi generale. In un articolo precedente (vedi: https://www.frammentidistoria.com/2020/03/26/il-governo-israeliano-ai-tempi-del-coronavirus/ ) avevamo parlato della decisione presa dal governo Israeliano di ricorrere ad una sorta di spionaggio tecnologico utilizzato normalmente dai servizi segreti interni per la sicurezza nazionale.  Nel seguente articolo vedremo invece le strategie di intervento utilizzate da Cina e Corea del Sud, i primi paesi ad essere stati colpiti dal virus.  

Il “modello” Corea del Sud ha previsto fin da subito l’esecuzione di test a tappeto. 20.000 al giorno in più di 500 cliniche diverse, secondo quanto riportato da un servizio dell’ANSA. Questo controllo massiccio ha permesso di individuare fin da subito anche i soggetti asintomatici, rinvenuti principalmente nelle fasce più giovani della popolazione. In aggiunta, il governo ha adottato anche strumenti appositi per ricostruire la mappa delle persone contagiate venute a contatto con i pazienti risultati positivi. A questo scopo, gli spostamenti delle persone sono stati tracciati tramite i telefoni cellulari o le carte di credito, insieme ai dati raccolti da banche e compagnie telefoniche. Questo sistema di controllo, ottenuto grazie anche all’utilizzo di App specifiche scaricabili sui dispositivi elettronici, ha permesso un assoluto monitoraggio della situazione, isolando fin da subito i soggetti infetti e i casi sospetti, evitando cosi un blocco totale L’utilizzo della tracciabilità anche se ha contribuito al contenimento del virus ha suscitato molti dubbi relativi alla violazione della privacy dei cittadini, la cui intimità sembra essere stata sacrificata per il bene loro e della società.

Per quanto riguarda la Cina, nonostante l’iniziale ritardo del governo ad intervenire, la strategia di contenimento utilizzata è stata molto più aggressiva. Essa prevedeva l’isolamento iniziale dei principali focolai, la totale quarantena di tutti i cittadini nelle zone maggiormente colpite e il controllo a tappeto della popolazione ottenuto tramite l’utilizzo di strumenti tecnologici sofisticati fondamentali per il contenimento del virus e il monitoraggio della situazione. In alcune province ad esempio, è stato utilizzato l’ “health code system” , un sistema che assegna agli utenti un codice QR associato ad un colore che indica il loro stato di salute in tempo reale. Il colore può essere: verde, giallo o rosso. Il verde è assegnato a pazienti sani, ai quali è consentito circolare liberamente, mentre il giallo e il rosso impongono una quarantena immediata, variabile per il numero di giorni. Il codice si aggiorna costantemente e diviene fondamentale per spostarsi nei luoghi pubblici, al cui ingresso ne è richiesta la scansione.  Nonostante l’efficacia del sistema, ciò che ancora non è chiaro è il suo preciso funzionamento. Infatti, il governo non ha fornito alcun dettaglio sulle modalità di assegnazione dei codici e su come i dati personali raccolti potranno poi essere utilizzati in futuro. Come si può notare, si tratta di forme di controllo sociale molto invasive che potranno avere delle pesanti ripercussioni anche dopo la fine della pandemia.

Di fronte alla rapida diffusione del COVID-19 a livello globale, i governi di molti paesi si stanno interrogando sul possibile utilizzo di questi modelli in contesti diversi da Cina e Corea del Sud, considerando il loro successo nel contenimento del virus. Ciò che ostacola la loro riproducibilità è proprio il diverso background storico dei paesi. Infatti, questo tipo di controllo invasivo risulterebbe problematico in quei paesi democratici in cui vigono delle specifiche leggi sulla salvaguardia della privacy individuale. Un caso interessante è quello dell’Italia, prima in classifica tra i paesi europei per il numero di contagi. Considerando l’aggravarsi della situazione, il Ministro per l’innovazione tecnologica e la  digitalizzazione, Paola Pisano, ha recentemente lanciato una call ad aziende e centri di ricerca invitandoli a proporre delle soluzioni tecnologiche innovative per il monitoraggio attivo e il contenimento dell’emergenza sanitaria. Un gruppo di esperti in materia di salute e privacy  procederà alla valutazione delle proposte ricevute, prendendo il considerazione l’effettivo impatto sulla diffusione del virus e la protezione della privacy individuale, fondamentale nel trattamento dei dati raccolti. L’ultima parola spetterà poi all’esecutivo, le cui decisioni saranno determinanti, sia nel breve che nel lungo periodo.

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