Il governo israeliano ai tempi del Coronavirus

Lo scorso lunedì 16 Marzo, in un’atmosfera surreale, all’ombra dello scoppio della pandemia causata dal Covid-19, si è insediata la ventitreesima Knesset, il parlamento israeliano, in un’aula praticamente vuota e sanificata da cima a fondo.

Solitamente, la prima seduta di ogni nuovo gabinetto prevede la festosa celebrazione della cerimonia di giuramento dei 120 legislatori eletti che, uno alla volta, pronunciano un breve discorso inaugurale davanti al Presidente dello Stato, colleghi e giornalisti.

Tuttavia, dovendo adottare tutte le precauzioni e restrizioni contro il diffondersi del nuovo coronavirus, in linea con il divieto previsto dal Ministero della Salute di assembramenti di più di 10 persone, è stato deciso che i parlamentari avrebbero prestato giuramento in 40 gruppi formati da tre legislatori alla volta, mentre il Presidente Reuven Rivlin avrebbe pronunciato il suo discorso davanti a una “platea” molto ridotta, formata dai soli leader degli schieramenti, il leader del partito “Blu e Bianco” Benny Gantz e il leader del Likud Benjamin Netanyahu, e dal Presidente della Knesset Yuli Edelstein, anch’egli del Likud.

È questa la politica ai tempi dell’epidemia da coronavirus che in Israele ha portato alla chiusura di scuole, ristoranti, bar e musei fino a data da destinarsi, e che ad oggi ha contagiato 2666 persone, di cui 39 in condizioni critiche. 

L’incarico di formare un nuovo governo è stato affidato a Benny Gantz che, dopo settimane di stallo ed aver ricevuto l’appoggio di una risicata maggioranza di 61 deputati, ha ricevuto da Rivlin l’incarico. Nondimeno, nel corso del suo discorso inaugurale, il Presidente dello Stato d’Israele ha dichiarato che, con l’emergenza sanitaria incombente e dopo tre elezioni parlamentari in meno di un anno, Israele e il suo popolo necessitano di riposo, cure e di un esecutivo solido, invocando quindi la formazione di un governo di unità nazionale con un compromesso tra Gantz e il premier uscente Netanyahu.

Benny Gantz si è impegnato per fare tutto il necessario per formare nel minor tempo possibile un governo nazionale, patriottico e ampio, ma questa ha tutta l’aria di un’impresa difficile da raggiungere considerando il fatto che al di là del desiderio comune di estromettere Benjamin Netanyahu, il blocco dei sostenitori di Gantz ha ben poco in comune, e che su questo punto sono attualmente concentrati gli sforzi di Kahol-Lavan che ha presentato tre proposte di legge in parlamento che cercano di mettere con le spalle al muro il leader del Likud. La prima propone un limite di due mandati alla carica di Primo Ministro, la seconda impedisce ai Premier di prestare servizio mentre sono sotto accusa, e la terza vieterebbe di affidare l’incarico di formare un governo ad un legislatore incriminato.

Ma le asperità non finiscono qui dal momento che, mercoledì scorso, lo speaker della Knesset Yuli Edelstein ha deciso di sospendere le attività del parlamento, dichiarando di aver agito in conformità ai decreti del governo sulle misure di contenimento necessarie a impedire la diffusione dell’epidemia, di fatto bloccando ogni attività politica del parlamento, incluse la nomina di un nuovo Presidente della Knesset e l’avvio delle procedure per far approvare le leggi volute da Kahol-Lavan e gli altri partiti alleati.

Inoltre, sta facendo molto discutere l’annuncio di Benjamin Netanyahu voler contrastare la diffusione del virus ricorrendo ad una sorta di spionaggio tecnologico, mediante sistemi di geolocalizzazione in dotazione allo “Shin Bet”, i servirsi segreti interni, verosimilmente da tempo in possesso della tecnologia necessaria per queste operazioni. Il sistema sarebbe in grado di monitorare i contatti e gli spostamenti delle persone contagiate dal virus attraverso i loro telefoni cellulari, e di inviare messaggi di avvertimento a chiunque a sua insaputa fosse entrato in contato con persone infette.

Il procuratore generale dello Stato ha dato il suo placet a queste misure speciali che una volta approvate dalla Knesset resteranno in vigore solamente 30 giorni, e le autorità hanno garantito che non verrà violata la privacy, che le informazioni raccolte verranno utilizzate solamente per mappare gli spostamenti delle persone contagiate dal Covid-19 e che alla fine dell’emergenza saranno distrutte. Ciononostante le critiche non accennano a spegnersi e anche lo scrittore Yuval Noah Harari, celebre intellettuale e scrittore israeliano, ha manifestato il suo dissenso nei confronti della politica di Netanyahu definendola una “dittatura”. “In Israele, Netanyahu non è un leader eletto democraticamente. Ha perso le recenti elezioni e i suoi rivali hanno la maggioranza in parlamento e stanno formando un nuovo governo. Quindi, usando il pretesto di contrastare il coronavirus, Netanyahu ha chiuso il parlamento israeliano, ordinato ai cittadini di stare in casa, ed emesso ordini di emergenza a suo piacimento. Questo si chiama dittatura”, ha scritto Harari sul suo profilo Facebook il 19 marzo.

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