Ataturk e le “Sei Frecce”

Repubblicanesimo – Nazionalismo – Populismo – Statalismo – Laicismo – Rivoluzionarismo.

Le Sei Frecce, così sono state definite.

Sono i pilastri su cui si fonda il kemalismo, sviluppatosi intorno al profilo di Mustafa Kemal Ataturk.

La figura di Ataturk (1881-1938) è una di quelle che maggiormente ha dato un’imprinting all’assetto geopolitico di un’area geografica strategicamente importante (quale è ancora oggi): la penisola anatolica, ponte ideale tra Europa ed Asia. Sotto di lui nel 1923 la Turchia è diventata una Repubblica, la prima in tutto il Medioriente.

Sulle ceneri dell’Impero Ottomano, il primo presidente di Ankara ha dato vita a un processo di riforme sconvolgente, in grado di toccare aspetti valoriali, sociali, economici, politici. Una vera e propria rivoluzione calata dall’alto.

Sul concetto di Laicismo ci soffermeremo in particolare. Ataturk riteneva essenziale che lo Stato e tutti i suoi organi di controllo venissero spogliati di qualsiasi patina religiosa. Il potere secolare doveva rimanere nettamente distinto dall’influenza della religione islamica, colpevole a suo pensare di aver rallentato lo sviluppo del paese e quindi di aver generato un divario profondo con le potenze occidentali.

Va ricordata poi una profonda revisione delle forze armate, con l’inquadramento delle truppe in una macchina militare più strutturata ed efficiente che in precedenza.
Tra le innovazioni principali apportate durante il governo di Mustafa Kemal Ataturk, bisogna annoverare anche l’istituzione di un sistema educativo moderno, di stampo tipicamente europeo. Si veda ad esempio il Liceo Galatasaray, aperto nel 1924 presso Instanbul nel quartiere europeo di Galata. Questo rappresenta il primo liceo di tutta la Turchia e una delle scuole più rinomate del paese. Uno degli obiettivi in questi anni era portare la popolazione ad un livello di alfabetizzazione adeguato.

Nel solco del processo di occidentalizzazione della nazione, Ataturk arrivò ad abolire l’insegnamento obbligatorio dell’arabo e a sostituire i caratteri arabi con un nuovo alfabeto a caratteri latini, introdusse poi il calendario gregoriano, la festività domenicale e una giurisprudenza ispirata al “codice Zanardelli”.
La turchizzazione dell’ex Impero Ottomano divenne realtà dopo alcuni anni di spinta riformatrice, portando Ankara a divenire l’unica vera portavoce dell’Anatolia. Tutto ciò comportò la repressione di alcune minoranze, prima fra tutte quella curda, alla quale fu imposto persino il divieto di parlare la propria lingua.

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