Quelle speranze post Apartheid – come ci si è arrivati

Il 27 Aprile del 1994 il mondo guardava con speranza e fiducia al nuovo Sudafrica, fresco delle prime elezioni democratiche degne di questo nome e libero dal regime di Apartheid durato 46 anni che imponeva la supremazia della minoranza bianca.

Nonostante la notorietà dell’avvenimento in se, poco si sa dei precedenti negoziati avvenuti tra il National Party del presidente De Klerk e l’African National Party (ANC), insieme a tutta una serie di partiti e organizzazioni politiche minori dal 1990 al 1993 con sfondo le importanti rivolte violente nelle townships sudafricane e l’isolamento internazionale ormai insostenibile per l’economia del paese.

Dal 1960, il sistema di discriminazione e segregazione razziale aveva reso illegale la maggior parte delle organizzazioni in difesa dei diritti della popolazione nera. Molti leader dell’opposizione erano stati imprigionati, uccisi o condannati all’esilio. Ma i movimenti interni e le pressioni internazionali portarono all’evidenza che l’Apartheid non poteva più continuare e nel 1974 la Dichiarazione di Mahlabatini marcava l’inizio delle negoziazioni con un piano a cinque punti per raggiungere la pace razziale in Sudafrica. Ma la Dichiarazione non rispecchiava la reale volontà di allora dei due partiti principali, l’ANC e il NP, e i negoziati tra il governo e Nelson Mandela continuarono in segreto, con incontri diretti dai servizi segreti. Per facilitare il processo, Mandela fu trasferito dalla sua prigionia a Robben Island a Pollsmoor Prison nel 1982 e gli incontri divennero leggermente più pubblici e trasparenti, ma allo stesso tempo incontrarono una forte opposizione politica e sociale: i progressi erano lenti e deludenti e i negoziati furono interrotti e ripresi più volte.

Una volta raggiunta una certa stabilità, i servizi segreti sudafricani si ritirarono dal ruolo di mediatore centrale avuto fino ad allora e si concentrarono su un sostegno operativo: con l’Operazione Dakar Safari, mossero l’attenzione dell’opinione pubblica verso un livello superiore, invitando personaggi internazionali ad esprimersi a riguardo del processo di transizione sudafricano, i quali ovviamente si mostravano entusiasti, influenzando perciò il pubblico sudafricano. L’operazione ebbe successo e quando De Klerk diventò presidente nel 1989 poté riallacciare i negoziati con Nelson Mandela, rilasciandolo l’anno dopo dai 27 anni di prigionia e rimuovendo i bandi su l’ANC e le altre organizzazioni politiche illegali dal 1960.

Gli incontri tra l’ANC e il governo sudafricano che portarono al Groote Schuur Minute – l’impegno delle due parti alla soluzione del clima di violenza e la rimozione degli ostacoli ai negoziati, agli accordi di pace di Pretoria e al National Peace Accord nel 1991. L’apertura dei CODESA I & II (Convention for a Democratic South Africa) doveva rappresentare la svolta dei negoziati, ma tutto precipitò nel caos e nella violenza con i massacri di Bisho e le rivolte di Soweto nel 1992, dove decine di manifestanti persero la vita nella guerriglia urbana. Il pomo della discordia tra le parti era nella scelta della forma di governo: il governo De Klerk spingeva per una transizione a due fasi e un governo con presidenza a rotazione, mentre l’ANC voleva una transizione più veloce e un governo di maggioranza.

L’urgenza di ristabilire una pace politica portò al collasso dei CODESA  ad un’altra interruzione dei negoziati. Questi ripresero bilateralmente tra l’ANC e il NP, rappresentati da Cyril Ramaphosa e Roelf Mayer, ma fu il partito comunista a proporre la “sunset clause”: si sarebbero stabiliti un governo di coalizione con un termine di 5 anni e garanzie e concessioni a tutte le parti in corsa, forma di governo vigente ancora oggi.

Il resto è storia: in seguito a un Record of Understanding e al Multiparty Negotiating Forum del 1993, le elezioni del 1994 portarono alla vittoria dell’ANC con il 62% dei voti, che governò con il National Party nel Governo di Unità Nazionale guidato da Nelson Mandela e De Klerk come suo Vice. La Rainbow Nation tirava finalmente un sospiro di sollievo e intraprendeva il lungo viaggio ancora da terminare verso la giustizia ed uguaglianza sociale e verso la democrazia.

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