L’Uzbekistan di Karimov, la Corea del Nord dell’Asia centrale

Islam Karimov è poco noto in Europa ma viene considerato dai rapporti di Human Rights Watch come uno dei più repressivi dittatori degli ultimi anni. È stato presidente dell’Uzbekistan dal 1991 al 2016 e in questo lasso di tempo il suo paese venne soprannominato “La Corea del Nord dell’Asia Centrale”. All’epoca della caduta dell’Unione Sovietica Karimov faceva già parte della sfera influente del Partito Comunista e nel 1991, dopo aver bannato i due principali partiti oppositori, vinse rapidamente le elezioni con un dubbioso 86%. Da allora ebbe la tendenza a produrre risultati elettorali opprimenti e discutibili, persino ignorando i limiti di termine costituzionali, quando nel 2007 fu eletto per un terzo mandato.

Numerose ONG criticarono ripetutamente l’amministrazione Karimov sui diritti umani e sulla libertà di stampa. In particolare, Craig Murray, l’ambasciatore britannico a Tashkent, descrisse torture, rapimenti, omicidi, stupri da parte della polizia, corruzione finanziaria, persecuzioni religiose, censura e altri abusi sui diritti umani. Ciò includeva il caso delle forze di sicurezza di Karimov che giustiziarono i prigionieri Tonino Avazov e Khuzniddin Alimov facendoli bollire vivi nel 2002.

Nel maggio del 1999, come risposta alla minaccia del radicalismo islamico, Karimov impose nuove restrizioni ai gruppi religiosi. I musulmani praticanti ordinari furono mirati e incarcerati senza prova, e l’uso frequente di tortura e “scomparse” era la norma. Dopo l’11 settembre, l’Uzbekistan strinse alleanza con gli Stati Uniti nella “War on Terror”, a causa di una reciproca opposizione ai Talebani. L’Uzbekistan ospitò un commando di 800 truppe americane nella base di Karshi-Khanabad. Quest’alleanza fu criticata da Human Rights Watch che affermò che il governo degli Stati Uniti subordinasse la promozione dei diritti umani pur di ricevere assistenza nella guerra in Afghanistan.

Il clamore mediatico arrivò in Occidente solo nel 2005 dopo i fatti di Andijan. La cittadina di Andijan, è ubicata in una zona “calda” nella Valle di Fergana, dove sono da sempre presenti gruppi terroristici e lotte etniche.
Qui, il 13 Maggio 2005, le truppe del servizio di sicurezza nazionale spararono su una folla di manifestanti pacifici (tra cui donne e bambini). Il governo uzbeko in un primo momento disse che il movimento islamico dell’Uzbekistan aveva organizzato i disordini e che i manifestanti facevano parte di Hizb ut-Tahrir, un noto gruppo terroristico. In realtà, l’etichetta radicale islamista fu solo un pretesto per mantenere un regime repressivo nel paese e impedire una rivoluzione. Le stime degli assassinati ad Andijan variano da 187, il conteggio ufficiale del governo, a 1.500, secondo varie ONG. I corpi dei defunti furono infatti seppelliti in fosse comuni e non furono mai ritrovati. Dopo questi eventi, l’Unione Europea e gli Stati Uniti imposero un embargo sulle armi all’Uzbekistan e decisero di negare i visti ai diplomatici uzbeki.
Un aspetto particolare della dittatura di Karimov è il ruolo avuto dalla figlia maggiore Gulnara Karimov: imprenditrice, cantante, diplomata ad Harvard e adorata dal popolo uzbeko. Tra l’altro, nel 2011, varie celebrità (tra cui Eros Ramazzotti, Sting, Julio Iglesias ed Ennio Morricone) si recarono a Tashkent per il festival organizzato annualmente da Gulnara, creando molte polemiche. 
Fino alla morte, avvenuta nel 2016, la salute di Karimov non fu mai discussa da funzionari governativi e tutte le informazioni erano strettamente sorvegliate.
Come tutte le dittature, la regola di Karimov era di ridurre la scelta tra la stabilità o il caos. Dopo la sua morte, la moneta uzbeka è crollata drasticamente e un terzo della popolazione vive ancora sotto la soglia di povertà. Oggi l’Uzbekistan sembra essersi avviato verso la democrazia. Eppure, in molti ancora venerano e rimpiangono il Presidente, alcuni hanno ancora paura a dire il contrario; tuttavia, qualche timido uzbeko mi rivela che la democrazia è finalmente arrivata (e con essa Facebook e il turismo straniero).

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