Tunisia, dopo la Rivoluzione [Intervista]

Y. torna a Tunisi nell’estate del 2011. Ha 11 anni e sta per iniziare la scuola media. Pochi mesi prima, nella cittadina di Sidi Bouzid, a sud della capitale, Mohamed Bouazizi si è immolato dandosi fuoco in piazza. Il suo gesto ha cambiato per sempre il Maghreb: durante la primavera, rivoluzioni e proteste si sono susseguite in tutto il Nord Africa e in Medio-Oriente. È l’inizio di una svolta sociale e politica. Questo articolo è un’intervista a chi ha vissuto sulla propria pelle l’impatto della Primavera Araba. Dopo l’immolazione di Bouazizi (vedi https://www.instagram.com/p/Bj-Wfl_lyEK/ ), il movimento di contestazione sociale e politica si allarga ad altre città tunisine. Ben Ali, preoccupato dagli avvenimenti, fa un discorso in televisione in cui annuncia che si ritirerà alla fine del mandato. Le manifestazioni non si placano e il 14 gennaio 2011 migliaia di cittadini si ritrovano a Tunisi per protestare contro il governo autoritario e il Presidente Ben Ali che è in carica da più di vent’anni. Sebbene la protesta nasca in modo pacifico, alcuni manifestanti iniziano a rompere negozi e vetrine e le forze dell’ordine intervengono con la forza.

Laura: “Secondo te quali sono state le cause più profonde che hanno portato la gente a manifestare in piazza?”

Y: “Durante la dittatura di Ben Ali si erano create grandi disparità economiche tra la capitale e le zone rurali. Il regime non aveva per niente investito nelle zone centrali del paese e le persone si sentivano dimenticate rispetto alla capitale. Il ragazzo che si è immolato per esempio veniva da questo contesto, dove le prospettive per i giovani erano poche. Inoltre, la gente non ne poteva più della mancanza di libertà politica, della corruzione del sistema che ruotava attorno a Ben Ali e la sua famiglia, della violenza poliziesca. Infatti, i leaders delle manifestazioni erano intellettuali che premevano per un ritorno alla libertà di pensiero.” Impaurito dall’avanzare delle proteste nella capitale, Ben Ali revoca il governo e annuncia che le elezioni legislative avranno luogo dopo sei mesi. Lo stesso giorno, sotto pressione dal suo entourage, Ben Ali lascia il paese e si rifugia in Arabia Saudita. In seguito a numerose proteste, viene annunciata l’elezione di un’Assemblea costituente per redigere la nuova Costituzione. Eletta il 23 ottobre, l’Assemblea presenta la parità uomo-donna e l’arrivo in scena di quei partiti che per più di 20 anni erano stati proibiti. Enn Dopo le elezioni democratiche, il paese è segnato dall’eruzione della violenza politica: il 18 ottobre, il coordinatore del partito Nidaa Tounes è mortalmente ferito a seguito di una violenta dimostrazione da parte dei membri della Lega per la protezione della rivoluzione. Il 6 febbraio 2013, un avversario politico, è assassinato nella sua auto. Questo omicidio scuote il governo, che è impigliato in crisi politiche interminabili e numerose dimissioni dal governo. La crisi politica peggiora quando un’altra figura politica, Mohamed Brahmi, viene assassinato e quando otto soldati sono uccisi in un’imboscata.

L: “Dopo la rivoluzione il paese è segnato dalla violenza politica. In effetti, la Lega per la protezione della rivoluzione organizza diversi omicidi. Come è vissuto questo periodo dai cittadini?”

Y: “Ero in Tunisia all’epoca ed è stato uno shock per tutti perché non ci aspettavamo che nel nostro paese si potesse scatenare una tale violenza dopo la caduta di Ben Ali. C’era anche molta paura che la situazione finisse come in Libia e in Siria, e che gli islamisti arrivassero al potere come dopo la rivoluzione in Iran. Ed è per questo motivo che molte persone si sono mobilitate per una transizione democratica.”

Dopo l’assassinio di Mohamed Brahmi, al fine di evitare la ricaduta nel caos, viene istituito un autentico dialogo nazionale per garantire la transizione dal regime dell’Assemblea costituente a un regime democratico permanente. Il quartetto è composto dall’Unione tunisina del lavoro, dall’Unione tunisina dell’industria, del commercio e dell’artigianato, dal Consiglio dell’Ordine nazionale degli avvocati e dalla Lega tunisina dei diritti dell’uomo. Il progetto costituzionale viene completamente riorganizzato. L’uscita dalla crisi è affidata a un governo di tecnocrati, incaricati di organizzare le prime elezioni presidenziali e legislative sotto il regime della nuova Costituzione. Il nuovo testo è finalmente adottato il 26 gennaio 2014.

L: “Cosa ne pensi di questa transizione democratica?”

Y: “La transizione democratica è stata difficile perché il paese era fragile politicamente. Alla fine, ha funzionato bene e le elezioni si sono svolte senza problemi. Ho un bellissimo ricordo del giorno della promulgazione della nuova Costituzione perché è stato un giorno di gioia per tutti.”

Le elezioni parlamentari si sono svolte il 26 ottobre 2014 e hanno visto il partito Nidaa Tounes conquistare la maggioranza. Le elezioni presidenziali del 21 dicembre 2014 sanciscono ancora la vittoria di Nidaa Tounes con l’elezione del suo candidato Beji Caid Essebsi.

L: “Il partito Nidaa Tounes che ha vinto le elezioni del 2014 è criticato per i suoi legami con il vecchio partito di Ben Ali. Che cosa ne pensi?”

Y: “Si, effettivamente la base ideologica è quella, la sinistra moderata diciamo. E in effetti molte persone che ne fanno parte sono ex del partito di Ben Ali. C’è un po’ la paura che questa gente abituata ad un clima di raccomandazioni e corruzione possa ricrearlo ancora. Per questo, il governo e il Presidente sono tenuti sotto stretta osservazione dall’opinione pubblica. Per esempio, quando il Presidente ha provato a mettere suo figlio come capo del partito, le reazioni e le critiche hanno subito bloccato l’azione.”

Il 18 marzo 2015, un attentato terroristico ha avuto luogo, prima vicino al Parlamento, e poi al Museo Nazionale del Bardo. Evento inedito per il paese, l’attacco ha causato la morte di 25 persone, di cui 22 turisti, un ufficiale della polizia e i due terroristi, così come 47 feriti. L’attacco è stato rivendicato dallo Stato islamico. Dopo pochi mesi, si è verificato un altro attacco nella località balneare di Port El-Kantaoui, che ha fatto 39 morti e 39 feriti.

L: “Gli attacchi al Museo del Bardo e nell’hotel sulla spiaggia hanno causato il declino del turismo in Tunisia. Pensi che il terrorismo sia una vera minaccia in Tunisia?”

Y: “Credo che lo sia come lo è in Francia. Ci sono spesso i militari che pattugliano, come a Parigi. Non credo abbia un grande impatto sulla vita quotidiana dei cittadini. Inoltre, dal 2015 non vi sono stati altri attacchi, a differenza dell’Europa. Di conseguenza non c’è più la paura che c’era tre o quattro anni fa.”

L: “Come sono cambiate le libertà civili e personali dopo il 2011? Senti un cambiamento come cittadina?”

Y: “Prima della rivoluzione avevo 11 anni e non sapevo cosa fosse la libertà di pensiero. Non ho avuto tanta esperienza del periodo prima della rivoluzione. Ho qualche esempio banale. Per esempio, YouTube prima era vietato, ma oggi ci si accede liberamente. Però vedo la differenza negli altri. Mi è stato raccontato che prima tutti i cittadini erano sorvegliati indirettamente: se facevi qualcosa di sbagliato veniva subito riportato, magari dal negoziante del quartiere che ti aveva visto. Oggi la gente è libera di fare quello che vuole. In più, ad ogni elezione non si sa il risultato in anticipo come un tempo.”

L: “Che cosa ha causato l’iperinflazione dello scorso inverno? Pensi che la crisi economica potrebbe minacciare l’apparato dello Stato democratico?”

Y: “E crollato il potere d’acquisto dei tunisini. I prezzi sono aumentati ma gli stipendi sono rimasti fissi, il che fa in modo che con un salario normale ci si possa comprare ben poco. Evidentemente questo crea una nostalgia per gli anni di Ben Ali, prima del 2011. Ci sono post su Facebook in continuazione che alludono al fatto che prima fosse meglio. Viene data la colpa della crisi economica alla rivoluzione, il che non è del tutto sbagliato. La minaccia per la democrazia è che certa gente preferirebbe tornare al regime di Ben Ali pur di vedere il proprio stipendio aumentare. Lo capisco, ma è pericoloso per una democrazia così fragile.”

Share via
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: