Italo Balbo e le crociere aeree

Il ferrarese Italo Balbo, classe 1896, è un uomo eclettico, con la passione degli aeroplani. Ufficiale degli alpini durante la prima guerra mondiale, prende lezioni di volo nel periodo bellico, concludendo la sua carriera militare con la conquista della città di Feltre e la nomina a commissario prefettizio.
Rientrato a Ferrara aderisce subito al fascismo, diventando il temuto ras dell’Emilia Romagna. Partecipa alla marcia su Roma come quadrumviro, a soli 29 anni entra nel governo. Nel 1926 è nominato sottosegretario all’’Aeronautica, con Mussolini ministro ad interim.
Nel suo nuovo ruolo, Balbo riorganizza la Regia Aeronautica, rafforzandola fino a farla diventare uno strumento di propaganda per il regime. Fa costruire un nuovo e futuribile edificio del ministero, avvia la fondazione della “città dell’aria” a Guidonia, con un modernissimo centro di ricerche che raccoglie scienziati di prim’ordine, dà vita a un centro studi per coordinare e promuovere lo sviluppo aeronautico, crea la “Scuola alta velocità” a Desenzano del Garda, con grande ricchezza di mezzi e materiali e coinvolgendo tutte le ditte impegnate nel settore (Macchi, Fiat, Siai, Piaggio, Caproni e altre).
Nel 1928 promuove la prima crociera aerea del Mediterraneo occidentale, insieme al trasvolatore De Pinedo, con ben 60 idrovolanti militari S.59, S. 55, e Cant 22. L’iniziativa vale a Balbo la promozione a generale di squadra aerea, seguita qualche mese dopo dalla nomina a ministro dell’aviazione. L’anno successivo parte la crociera aerea del Mediterraneo orientale, con 41 aerei che sorvolano Grecia, Turchia, Bulgaria, Romania, con scalo finale a Odessa, in Unione Sovietica.
Il successo delle crociere mediterranee spinge a puntare più in alto. Con un addestramento meticoloso e la collaborazione tecnica dell’ingegnere Alessandro Marchetti, si mettono a punto dodici idrovolanti S.55A destinati ad attraversare l’Atlantico in formazione. L’impresa è ai limiti dell’impossibile: i 32 tentativi di volo oceanico effettuati fino a quel momento sono costati la vita a 22 piloti. La Marina cura l’appoggio logistico con cinque cacciatorpediniere e il 17 dicembre 1930 la flotta aerea parte da Orbetello, planando su Rio De Janeiro il 15 gennaio. La scena dell’arrivo è epica: gli undici di Balbo (un aereo è andato perduto) ammarano davanti al Pan di Zucchero con la flotta brasiliana che spara impressionanti salve di saluto. Gli aviatori rientrano in patria via mare perché gli aerei vengono venduti seduta stante all’aviazione brasiliana. E’ la prima volta che una formazione aerea attraversa l’Atlantico, la missione suscita enorme impressione in tutto il pianeta.
La seconda crociera atlantica è in occasione dell’esposizione universale di Chicago del 1933. Balbo guida venticinque idrovolanti S.55X, con eliche metalliche, serbatoi di maggiore capacità, un radiatore diverso e soprattutto un nuovo motore, l’Isotta Fraschini Asso 11 R, di 750 cavalli. Per l’occasione viene costituita la Scuola di navigazione aerea d’alto mare che cura il meticoloso addestramento degli equipaggi. Da Orbetello Balbo e i suoi toccano Islanda, Groenlandia, Canada e Stati Uniti. Arrivano a Chicago il 15 luglio, accolti trionfalmente da una folla di un milione di persone, molti sono gli immigrati italiani che vedono in questa impresa un riscatto nazionale. I Sioux nominano Balbo “Capo Aquila Volante” (vedi foto) e il sindaco rinomina “Balbo Avenue” la settima strada sul lago Michigan (oggi Balbo drive).
Il volo prosegue, 24 idrovolanti veleggiarono in formazione sui grattacieli di New York, il traffico si ferma e le navi emettono un unico assordante fischio di saluto mentre gli “atlantici” ammarano nell’Hudson fra due fila di folla ammirata. La città tributa al ferrarese e ai suoi equipaggi una grande ticker-tape parade sulla Broadway, secondo i giornali, il più grande trionfo dal rientro dei soldati americani dalla grande guerra. Al Madison Square Bowl di Long Island, 200mila posti sono esauriti e altrettante persone aspettano fuori. Gli atlantici sono al centro dello stadio, Balbo non riesce a parlare per l’acclamazione della folla, poi fa un breve discorso rivolto soprattutto agli italiani d’America. Qualche giorno dopo è a Washington, per un invito a pranzo del presidente Roosevelt.
Prima di allora la traversata dell’Atlantico settentrionale era stata tentata 78 volte da velivoli isolati, riuscendo solo in 28 casi. Balbo compie il percorso due volte, con 24 apparecchi. E’ il trionfo per l’Italia, un paese che da contadino si trova improvvisamente a essere il più avanzato nelle tecnologie dell’epoca. Inoltre, l’impresa di Balbo non è fine a se stessa, è la base per le future linee aeree regolari.
La squadra aerea torna a casa ammarando sulla foce del Tevere il 12 agosto 1933, la radio segue l’evento in diretta con un commentatore d’eccezione, il poeta FT Marinetti: «Ronza, brilla e ride fra gli scintillii turchini dell’orizzonte l’ampia musica di Balbo e degli atlantici…». Il giorno successivo viene tributato il trionfo alla maniera degli antichi romani, su una strada coperta di fronde d’alloro e di quercia, gli atlantici passano sotto l’arco di Costantino. Sul Palatino Mussolini consegna a Balbo il berretto di maresciallo dell’aria, grado creato per lui.
Ma Balbo ormai è troppo famoso, la sua figura oscura il Duce. Così Mussolini lo promuove governatore di Tripolitania, Cirenaica italiana e Fezzan, un incarico prestigioso, ma che lo allontana da Roma e dalla politica che conta. Il popolare Balbo diventa un fiero avversario nelle decisioni politiche del capo del fascismo, oppositore delle leggi razziali e dell’ingresso in guerra a fianco dei tedeschi.
In Africa, trasforma le tre colonie in un’unica entità, la Libia, avviando una efficace serie di riforme. Libera i prigionieri dell’opposizione libica, favorisce l’immigrazione di coloni italiani, fa concedere la cittadinanza italiana ai soldati libici che combattono per l’Italia, fonda decine di cittadine ispirate a moderni criteri di urbanistica, in cui si sviluppa un’agricoltura fiorente. Crea anche un’agenzia turistica che promuove le visite dall’Italia, favorisce fiere, spettacoli teatrali e premi automobilistici. Infine, fa costruire una superstrada litoranea di 1800 chilometri, la via Balbia.
Quando viene a sapere dell’idea di entrare in guerra a fianco dei tedeschi, vola a Roma per cercare di dissuadere Mussolini. Rientra a Tripoli sconfitto e infuriato, ma con la dichiarazione di guerra non si tira indietro, partecipando personalmente alle operazioni militari. Il 29 giugno 1940, solo 19 giorni dopo l’ingresso nel conflitto mondiale, è in missione di perlustrazione a bordo di un SM79 (il bombardiere chiamato “Il gobbo maledetto”), scambiato per un aereo inglese viene abbattuto dalla contraerea italiana di Tobruch. Insieme a lui muoiono gli atlantici Frailich, Cappannini, Berti e Nello Quilici, uno dei più grandi giornalisti italiani, ferrarese come Balbo, padre di un altro famoso giornalista, Folco Quilici.
La sua scomparsa scatena le ipotesi, c’è chi parla di un abbattimento ordinato direttamente dal Duce. Due giorni dopo la sua morte, un aereo britannico lancia sul campo italiano una corona di alloro con un biglietto di cordoglio: «Le forze aeree britanniche esprimono il loro sincero compianto per la morte del maresciallo Balbo, un grande condottiero e un valoroso aviatore che la sorte pose in campo avverso».

Per chi volesse approfondire, ecco un valido documentario a riguardo
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