L’Egitto di Nasser: il grande esperimento politico del Medio Oriente

Nasser per il tutto il Medio Oriente ha rappresentato un condottiero del popolo, un simbolo contro lo strapotere occidentale sull’Egitto, una figura presa a modello da tantissimi altri capi di stato negli anni successivi. Salito al potere nel 1953 dopo il colpo di Stato dei Liberi Ufficiali del 1952 (uscirà un articolo ad hoc), Gamal Abdel Nasser fin da subito ha voluto improntare una politica audace per il suo paese.

Innanzitutto essendosi formato e preparato per anni nei quadri militari, decise di azzerare qualsiasi organo rappresentativo, affidando lo spirito del parlamento direttamente all’esercito. Eppure, di quel “suo” parlamento Nasser aveva paura.

Inoltre si pose in una dialettica di stampo populistico con le masse. Quanto a questo, il primo passo che decise di compiere fu indubbiamente la riforma agraria, varata nel 1952 e successivamente ritoccata nel 1958, 1961 e 1969.

Pubblicizzata come tappa fondamentale per la “distruzione del feudalesimo”, consisteva principalmente in una riduzione dell’estensione di terra che ogni famiglia poteva possedere. Il massimo era rappresentato da appezzamenti di 200 feddan che corrispondono a circa 80 ettari, con un possibile aumento di altri 100 feddan in base al numero delle mogli e dei figli. Il resto veniva espropriato e redistribuito entro cinque anni ai contadini più poveri che dovevano organizzarsi in cooperative agricole per l’accesso al credito e alla commercializzazione dei prodotti. Uno dei fini della riforma era portare ad un controllo capillare dello Stato sulle campagne, cosa che effettivamente avvenne, ma solo perché la riforma venne imposta dall’alto e gestita in maniera estremamente burocratica. Tra gli obiettivi del regime dei Liberi Ufficiali, c’era anche quello, ambiziosissimo, di aumentare del 50% la superficie coltivabile, un traguardo mai raggiunto in precedenza. Il simbolo di questa operazione di sviluppo forzato divenne la costruzione di una immensa diga all’altezza della prima cateratta del Nilo ad Assuan. Nasser fece dello Stato il principale motore dello sviluppo e della modernizzazione.
Dietro questo ruolo egemone dello Stato nell’economia in Medio Oriente non c’erano ideologie socialiste all’europea. Il cosiddetto socialismo arabo, di cui lo stesso Nasser si farà paladino negli anni ’60, non si basava sulla lotta di classe nè ambiva a realizzare la dittatura del proletariato. Si rifaceva, piuttosto, ad un non meglio precisato “spirito della comunità” che riecheggiava in parte il senso di coesione, solidarietà ed uguaglianza surrogato direttamente dal dettato islamico. In questo senso, i “partiti” minavano la coesione sociale e indebolivano lo sforzo comune verso il raggiungimento dell’agognato sviluppo. Vennero pertanto sciolti ed eliminati. In un simile quadro il “Liberation Rally”, nocciolo del partito unico di Nasser, divenne strumento in grado di facilitare lo Stato nell’intera opera di coordinamento dello sforzo comune, andando a costituire la cinghia di trasmissione delle direttive del regime e del suo rais dall’alto verso il basso [foto 3]. Tra il 1952 e il 1954 vennero gettate le basi di quello che nel 1955 verrà reso noto come il Patto di Baghdad, in grado di unire Turchia, Pakistan, Iran e Iraq in un trattato di mutua difesa anti sovietica. Fu un progetto gestito dietro le quinte dagli Stati Uniti, nel contesto della Guerra Fredda. Il Patto fu firmato il 24 febbraio 1955 e già nell’Aprile successivo, in occasione del primo summit di quello che si sarebbe poi definito come “Movimento dei non allineati”, Gamal Abdel Nasser consumò lo strappo politico tanto con la Gran Bretagna quanto con gli Stati Uniti. Il vertice era stato convocato a Bandung in Indonesia [foto 4] dai presidenti dell’India, Nehru, e dell’Indonesia, Sukarno, che avevano invitato tutti gli stati indipendenti del Sud del Mondo [vedi articolo del 18 Giugno].
In questa sede Nasser rese nota la “Teoria dei tre cerchi” che aveva già abbozzato precedentemente, in base alla quale proponeva l’Egitto come leader naturale del mondo arabo (primo cerchio), del mondo africano (secondo cerchio) e del Terzo Mondo, come lo si sarebbe definito in seguito, cioè di tutti i paesi dell’Africa, Asia e America Latina che si erano liberati o ancora dovevano liberarsi dal colonialismo e dall’imperialismo. Nel 1955 Nasser firmò un trattato con la Cecoslovacchia per l’acquisto di forniture militari sovietiche per l’ammontare di 200 milioni di dollari da pagarsi col cotone egiziano. Questo trattato venne interpretato a Londra e a Washington come una provocazione, per non dire uno schiaffo a viso aperto, che vanificava in parte tutti gli sforzi anti sovietici che avevano ispirato il Patto di Baghdad.

26 Luglio 1956: il nasserismo diventò ufficialmente un paradigma politico, un modello preso come esempio nel Medio Oriente per scatenarsi dal giogo del neo colonialismo. In quel giorno infatti Nasser decise di nazionalizzare la Compagnia del Canale di Suez allo scopo dichiarato di finanziare la costruzione della diga di Assuan. Da questo momento diventò un eroe acclamato e osannato nelle piazze di tutto il mondo arabo. Le potenze europee, Francia e Gran Bretagna in testa, reagirono in maniera stizzita a questa mossa egiziana, e tentarono in prima istanza la via del negoziato, scontrandosi però con una posizione molto ferma di Nasser. Tutto il focus verteva su uno degli snodi geopolitici più importanti al mondo: il Canale di Suez era ed è tuttora un crocevia essenziale per le rotte tra Mediterraneo e continente asiatico, una via di comunicazione il cui controllo può esercitare enorme influenza internazionale. Londra e Parigi in quei mesi convulsi cercarono in segreto una soluzione che consentisse a Francia e Gran Bretagna di colpire l’Egitto senza figurare come aggressori. In pratica, il 22 Ottobre 1956 a Sèvres si misero d’accordo con Israele affinché attaccasse l’Egitto accendendo così un nuovo episodio della guerra arabo-israeliana. A quel punto, truppe francesi e inglesi sarebbero intervenute come forza id interposizione per imporre un cessate il fuoco lungo il canale in una guerra che ufficialmente non figurava innescata dall’Europa.

Il 29 ottobre 1956 iniziò pertanto l’operazione “Kadesh”, ossia l’attacco israeliano nella penisola del Sinai. L’Egitto tuttavia rispose a questa mossa con una ritirata strategica, che rese impossibile l’ingaggiamento di una guerra vera e propria sul campo. Questo non impedì in ogni caso che Francia e Gran Bretagna il 5 novembre paracadutassero i loro uomini lungo il Canale per occupare l’area. La situazione presto degenerò, portando ad un inserimento feroce dell’Urss, che arrivò a minacciare l’utilizzo della bomba atomica per difendere l’Egitto. In un simile contesto, furono gli Stati Uniti di Eisenhower a convincere il premier israeliano Ben Gurion a evacuare il Sinai e la striscia di Gaza.
Si può affermare pertanto che la sconfitta militare di Nasser si era trasformata in una sua clamorosa vittoria politica. Dal 1° gennaio del 1957 l’Egitto potè dichiararsi finalmente e totalmente indipendente. L’esplosione di orgoglio e gioia in tutte le piazze arabe fu immensa. E’ stato proprio in questo momento che di fatto la regione entrò di prepotenza nella guerra fredda, gli interventi dell’Unione Sovietica e degli Usa nella questione non erano stati casuali…

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