L’autostrada della morte

Lo spettacolo che si può vedere è desolante. Colonne interminabili di veicoli abbandonati a se stessi, distrutti, capovolti. Ci sono macerie ovunque a contonarli. La scena è presto passata alla storia come “la strage dell’Autostrada della Morte”. Questa foto è stata scattata nelle zone di confine tra il Kuwait e l’Iraq. L’anno è il 1991 e siamo nel mese di febbraio. L’evento di cui parliamo oggi è il triste culmine della cosiddetta “Operazione Desert Storm”, portata avanti dall’ONU.

Il contesto è quello della Guerra del Golfo, mossa contro l’Iraq di Saddam Hussein da una coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti d’America. Il conflitto era scoppiato dopo che l’Iraq aveva proceduto all’invasione del piccolo stato kuwaitiano, territorio ricco di giacimenti petroliferi e pertanto ritenuto importante dal regime di Baghdad. Questa espansione territoriale era avvenuta in tempi assai rapidi – appena due giorni – nell’anno precedente (agosto 1990), e l’occupazione aveva portato in breve alla razzia di gran parte del capitale petrolifero/industriale dell’area e a un non rispetto generalizzato dei diritti umanitari.
Da qui, la decisione di intervenire da parte delle grandi potenze occidentali.

Nonostante fosse evidente che l’Iraq non era in grado di contrastare l’offensiva di Desert Storm, la propaganda della coalizione continuava a dipingere il suo esercito come una delle peggiori minacce alle pace internazionale.

Il generale americano Norman Schwarzkopf, comandante in capo di tutte le forze in campo, si mostrò riluttante a far partire le operazioni di terra che iniziarono solo il 24 febbraio (più di un mese dopo lo scadere dell’ultimatum) e durarono appena cento ore. L’esercito iracheno in Kuwait, infatti, si arrese immediatamente e la comunità internazionale, attraverso la CNN (che fu la prima nella storia ad effettuare collegamenti in diretta da un teatro di guerra: vedi Articolo del 30 Agosto), poté vedere la lunga fila di persone che a mani alzate si consegnavano ai marines e si avventavano affamati sulle razioni di cibo che venivano loro distribuite. Oltre che denutriti e disidratati erano anche mal armati.
Alla CNN non fu però permesso di riprendere il bombardamento della cosiddetta “Autostrada della Morte” che collegava Kuwait alla città irachena di Bassora. Questa ufficialmente era l’Autostrada 80, un’infrastruttura costruita in zone prevalentemente desertiche, proprio come quella che si può vedere nell’immagine. Le truppe irachene, che stavano letteralmente fuggendo grazie ad essa, lì vennero falcidiate dall’aviazione della coalizione. Sugli schermi comparvero solo le immagini di lunghe file di veicoli militari accartocciati e abbrustoliti dalla bombe ai bordi dell’autostrada, ma nessun morto. Le forze alleate inseguirono le truppe irachene ben oltre il confine, ma si fermarono a 240 km da Baghdad e già nella notte del 27 febbraio il presidente americano George Bush senior annunciò l’avvenuta liberazione del Kuwait e la fine dell’operazione Desert Storm. Le conseguenze psicologiche di questo avvenimento furono molto forti, perché per il popolo dell’Iraq tutto ciò non rappresentò più una semplice sconfitta militare, ma una vera e propria umiliazione.
Alla CNN non fu però permesso di riprendere il bombardamento della cosiddetta “Autostrada della Morte” che collegava Kuwait alla città irachena di Bassora. Questa ufficialmente era l’Autostrada 80, un’infrastruttura costruita in zone prevalentemente desertiche, proprio come quella che si può vedere nell’immagine. Le truppe irachene, che stavano letteralmente fuggendo grazie ad essa, lì vennero falcidiate dall’aviazione della coalizione. Sugli schermi comparvero solo le immagini di lunghe file di veicoli militari accartocciati e abbrustoliti dalla bombe ai bordi dell’autostrada, ma nessun morto. Le forze alleate inseguirono le truppe irachene ben oltre il confine, ma si fermarono a 240 km da Baghdad e già nella notte del 27 febbraio il presidente americano George Bush senior annunciò l’avvenuta liberazione del Kuwait e la fine dell’operazione Desert Storm. Le conseguenze psicologiche di questo avvenimento furono molto forti, perché per il popolo dell’Iraq tutto ciò non rappresentò più una semplice sconfitta militare, ma una vera e propria umiliazione.

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